San Leucio – Scala di accasso al Palazzo del Belvedere

Magazine: SAN LEUCIO Patrimonio dell’Umanità

Nel 1773 il re Ferdinando IV, stanco della corte reale casertana, decise di far costruire per se un ritiro dove poter trascorrere del tempo spensierato in solitudine. Per la nuova costruzione il re scelse le colline ai fianchi del Parco di Caserta dove al tempo sorgeva il rudere della cappella dedicata a San Leucio, dal quale poi prese il nome.

Quando il primogenito del re Carlo Tiro, erede al trono, morì di vaiolo il re Ferdinando IV decise di erigere un ospizio per i poveri della provincia e, per non lasciarli vivere nell’ozio, realizzò per loro un opificio per la lavorazione della seta.

Le produzioni di San Leucio si possono ritrovare ancora oggi in Vaticano, al Quirinale, nello Studio Ovale della Casa Bianca: le bandiere di quest’ultima e quelle di Buckingham Palace sono fatte con tale materiale. Si ritrovano testimonianze dell’arte anche nelle celebrazioni e nelle festività popolari, specialmente a Napoli, per la festa di Sant’Anna a Porta Capuana e la Madonna del Carmine nell’omonima Basilica al Mercato.

Nel 1776, Domenico Caracciolo diede grande impulso alla colonia e nel 1778 fu costituita una comunità nota come Real Colonia di San Leucio, basata su norme proprie. Richiamati dai tanti benefici di cui potevano godere gli operai delle seterie, si aggiunsero subito anche artigiani francesi, genovesi, piemontesi e messinesi che si stabilirono a San Leucio.

A tutti gli operai e collaboratori delle seterie era, infatti, assegnata una casa all’interno della colonia, progettate tenendo presente tutte le regole urbanistiche dell’epoca, per far sì che durassero nel tempo (abitate tuttora) e fin dall’inizio furono dotate di acqua corrente e servizi igienici. Ai loro figli era era inoltre prevista l’istruzione gratuita, costituendo così la prima scuola dell’obbligo d’Italia che iniziava fin da 6 anni e che comprendeva le materie come la matematica, la letteratura, il catechismo, la geografia, l’economia domestica per le donne e gli esercizi ginnici per i maschi mentre i figli dai 15 anni in su erano ammessi al lavoro.

Ciascuno era libero di lasciare la colonia quando voleva, ma, data la natura produttiva del luogo, si cercava di inibire tali eventualità, ad es., facendo divieto di ritorno in colonia oppure riducendo al minimo le liquidazioni.

Gli operai ricevevano un bonus in denaro per incentivare la produttività e anche in base al livello di perizia ed esperienza che avevano raggiunto.

La produzione della Real Colonia di San Leucio si aprì al mercato dell’abbigliamento con la produzione di maglie, calze, broccati e velluti e ad oggi conserva integri gli standard di qualità che ne caratterizzano la storia.

Si avvicendarono poi successivi “proprietari” della struttura, da i Borbone che nel 1834 decisero di costituire una società insieme a dei privati, ai Savoia che nel 1862, nonostante lo sviluppo della produzione, ne decisero la chiusura riaprendola poi appena quattro anni dopo, ma concessa ancora in locazione ad imprese private.

La Colonia di San Leucio venne elevata nel 1866 a comune amministrativo con il nome di San Leucio, fino a quando nel 1928 fu definitivamente aggregata al comune di Caserta.

Dal 1976, in occasione del bicentenario della fondazione, si è finalmente guardato a San Leucio con un’attenzione maggiore, e nel 1984 fu possibile aprire il cantiere grazie anche ad un concorso di idee sponsorizzato dalla Fiat. Nel 1999 furono recuperati gli spazi funzionali con l’inaugurazione del Leuciana festival.

Le Real Colonia di San Leucio, posta a 3,5 km a nord ovest della città, insieme alla Reggia di Caserta, è stata riconosciuta come Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.

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